Piano Urbanistico Territoriale - 1983

Ultimo aggiornamento: 13/06/2013

 

Lo scenario

Il Piano Urbanistico Territoriale del 1983 nacque dalla volontà di definire uno scenario programmatico e pianificatorio per guidare l'insieme delle scelte regionali e rappresentò l'ideale compimento degli atti di riferimento ed indirizzo regionale quali il Piano di Sviluppo Economico-Territoriale del 1961 e il Piano di Sviluppo Socio-Economico del 1967.

 

Le strategie

Il PUT 1983 si fondava su alcune strategie complessive:

- ipotesi di "sviluppo"

- uso integrato del territorio

- riequilibrio territoriale e salvaguardie

 

La città-regione

Il concetto di città-regione, alla base della visione strategica del Piano, ha positivamente influenzato la dimensione infrastrutturale e dei trasporti dell'Umbria, ma non ha di fatto contribuito a quel riequilibrio territoriale, inteso come distribuzione della popolazione e democraticità del sistema relazionale, che pure era tra gli obiettivi fissati.

 

I punti di forza

Tra gli obiettivi raggiunti dal Piano va segnalato il sistema di tutela territoriale proposto dal PUT, sia come vincoli cogenti - agricolo pregiato, boschi, corsi d'acqua - che come indicazioni programmatiche, quali le zone per i parchi regionali, attuate con la l.r. 3 marzo 1995, n. 9, e quelle di particolare interesse naturalistico ambientale, la cui attuazione in quanto a misure di salvaguardia era affidata al loro recepimento nei piani regolatori comunali.

 

Alcune criticità emerse

Il Piano non ha risolto alcune criticità croniche del sistema insediativo umbro: le aree marginali hanno "rafforzato" le loro marginalità e quelle forti hanno ancor di più affermato ruoli e primati incontestabili per quantità di popolazione residente, attività produttive insediate, qualità della vita in termini di servizi, e condizioni di accessibilità facilitate per la popolazione residente nelle città maggiori.